La Scuola di Narrazione Artistica Poliespressiva “Charles Dickens”
La Scuola dei Maestri per chi vuole imparare a narrare come loro ricavando le loro straordinarie competenze dallo studio sistematico delle opere immortali che essi hanno lasciato in eredità al mondo intero. Un Sistema formativo a più livelli scoprire e apprendere come sono fatti e come funzionano quei capolavori senza tempo e senza frontiere in cui sono implicitamente racchiuse le soluzioni e le regole per fare Arte con la Scienza.
Il Piano formativo
3. Per i Narratori
Per anni abbiamo desiderato avviare un servizio specifico rivolto ai «Narratori», cioè a coloro che per professione già si occupano o intendono occuparsi di «narrazione artistica con una o più forme espressive» e mediali.
Nel presentarvi la nostra Scuola abbiamo voluto chiamare ironicamente «Chef» i destinatari del «terzo Livello/Ambiente formativo», per ricordavi e ricordarci che nell’«immaginario collettivo alimentato dalla cultura di massa» gli «inventori» di creazioni culinarie sono venerati come nuovi «artisti contemporanei», mentre sono per lo più dimenticati quegli inventori che da sempre, manipolando «ad arte» la materia narrativa ed espressiva, mantengono viva e arricchiscono la tradizione umanistica con opere che ne racchiudono i molteplici saperi.
Anche se l’espressione “Livello autoriale” può far pensare che ci riferiamo a chiunque «crei» qualcosa, o peggio a chiunque la crei con intenti «ideologici» (Il cosiddetto autore “impegnato”), non è a nessuno di questi soggetti che ci riferiamo proponendovi di iscrivervi a questo Ambiente di Studio.
Il nostro riferimento non sono di certo coloro che maltrattano quotidianamente la materia narrativa ed espressiva improvvisandosi autori di opere «usa e getta» da condividere attraverso i social con altri autori non di meno improvvisati. Meno che mai lo sono coloro che in veste di pseudostudiosi o pseudoautori abusano dei capolavori dell’arte narrativa, imitandoli in modo dilettantesco o riscrivendoli e riducendoli a sermoni ideologici.
Noi ci riferiamo a quei creatori di straordinari intrecci narrativi e a quegli esperti cantastorie che, con la sola oralità o con l’integrazione delle diverse forme di scrittura e messa in scena, sono stati in grado, fino al secolo scorso, di creare opere non semplicemente di «successo stagionale», ma destinate a durare per sempre come quelle che le hanno ispirate; opere senza tempo ma anche senza frontiere, che continuano ad essere amate in tutto il mondo da ogni generazione e da ogni vero autore.
In questa prospettiva già diversi anni fa elaborammo il progetto di un’ “Alta Scuola di Perfezionamento” che insegnasse a padroneggiare tanto «le forme narrative invarianti» quanto «le variazioni nelle forme espressive», e a trattare queste ultime sia autonomamente, in racconti «monoespressivi», sia nella loro integrazione, in racconti «poliespressivi». Ma i troppi impegni e l’inaffidabilità dei partner – come al solito poco interessati al vero «non-profit» – ci indussero a rimandare l’attuazione di quell’ambizioso progetto, e a valutare attentamente il momento più adatto in cui avremmo potuto impegnare buona parte delle nostre forze e risorse per realizzarlo come un nostro «nuovo servizio online».
Mentre lavoravamo al progetto del nuovo “Portale” e della nostra “Scuola di Narrazione Artistica Poliespressiva” ci siamo finalmente decisi a prevedere, e quindi ad attivare, anche quest’ultimo e più avanzato Ambiente/Livello, «Autoriale», per poterci occupare adeguatamente, oltre che degli Appassionati Fruitori di narrazione artistica (ai quali è rivolto l’Ambiente/Livello «Introduttivo») e oltre che degli «Intenditori» ed «Educatori» (ai quali è rivolto l’Ambiente/Livello «Educativo») anche degli «Autori», quei rari esemplari appartenenti ad una specie sempre più a rischio di estinzione – gli «artisti» – che speriamo tornino a comparire tra le nuove generazioni anche grazie al nostro aiuto.
Se dunque avete interessi e ambizioni professionali, oltre che una grande passione per la narrazione artistica in ogni sua forma, se avete già frequentato il nostro «Ambiente Educativo» e sapete come operiamo e su cosa lavoriamo, allora vi invitiamo a sottoporci la vostra candidatura per avere accesso a questo «Ambiente Autoriale» e, di conseguenza, per poter fruire dei nostri corsi più avanzati e dei nostri più complessi «Sistemi di Studio Reticolare», pensati appositamente “per i Narratori”.
Come forse già sapete – se avete già letto altre sezioni del nostro nuovo Portale – l’Istituto MetaCultura è nato allo scopo di studiare e insegnare i principi generali della «composizione», assumendo una prospettiva «inter-disciplinare» rispetto ai campi in cui questa viene solitamente studiata e praticata sia in modo «esplicito» (la composizione musicale) sia in modo «implicito» (la composizione visiva, letteraria, drammaturgica, poliespressiva).
Allo stesso modo noi studiamo i principi generali della «narrazione», assumendo una prospettiva «inter-disciplinare» rispetto ai campi in cui essa viene solitamente studiata e praticata, e trattando la comune materia archetipica delle favole e dei proverbi, delle leggende e dei miti.
Nella nostra ricerca, e nelle nostre attività educative e formative, la «composizione» e la «narrazione» sono considerate come due facce della stessa medaglia, che, in quanto tali, meritano studi su piani distinti, ma anche uno «studio sistematico delle loro interrelazioni» affinché la ricerca e lo studio delle soluzioni autoriali, su un piano, corrisponda alla ricerca e allo studio di adeguate soluzioni sull’altro.
Nella nostra Scuola, e in particolare a questo livello, noi insegniamo a riconoscere le «forme» e i «modelli» del comporre e del narrare propri della narrazione artistica in ogni forma espressiva e di quella multiespressiva; insegniamo a investigare e ad elaborare le soluzioni e le strategie autoriali, a ricercare gli archetipi e i modelli logici condivisi, a governare la struttura logica delle regole con cui ogni vero autore progetta e fa funzionare le sue opere.
Qui mostriamo e spieghiamo come ricavare «le soluzioni autoriali e i principi universali» da capolavori della tradizione umanistica in cui la narrazione e la composizione sono sviluppate e utilizzate al meglio, come studiarne la loro reciproca interazione, e come utilizzarle nella costruzione – multimediale, multiplanare e multiprospettica – di opere artistiche estremamente complesse e persino di «Sistemi di Studio Reticolare» per poterle indagare.
Soprattutto coloro che vogliono diventare nostri collaboratori, per partecipare al grande progetto di studio della narrazione artistica da cui sono nati il nostro Istituto, il nostro Portale e la nostra Scuola, possono imparare «come» – attraverso i “Sistemi di Studio Reticolare” – riusciamo a far interagire tra loro «teorie», «studi», e «oggetti di studio» – solitamente separati e irrelati – e come, in questo modo, insegniamo ai nostri allievi, diretti e indiretti, ad apprezzare i capolavori artistici dei Maestri e ad apprendere la lezione metodologica racchiusa in essi.
Per comprendere la novità di questo approccio «metodologico» pensate a come vengono trattate «le scienze» nella scuola fin da quella di base, dove si insegnano «come materie» e non «come strumenti di studio e progettazione» per analizzare fenomeni complessi ma anche per costruire oggetti meravigliosi quali sono i «racconti artistici».
Noi insegniamo le «forme della composizione e della narrazione» non come argomenti a se stanti, ma come «meccanismi» che possono essere identificati e appresi in oggetti straordinari, quali i capolavori della narrazione artistica, dove concorrono al «funzionamento» del racconto e alla «costruzione» della sua perfetta architettura.
Imparando a riconoscere, a prevedere e a utilizzare quei meccanismi, necessari per comprendere e apprezzare il funzionamento di oggetti estremamente complessi come i capolavori della narrazione artistica, i nostri allievi e apprendisti, imparano, nella nostra Scuola, a padroneggiarli sia nello «studio analitico» che in quello «progettuale» dei racconti in forma artistica; in questo modo diventano esperti nel riconoscere e nell’elaborare «forme espressive adeguate alle soluzioni narrative» ideate per narrarli. In altri termini, da noi «la composizione si apprende studiando la narrazione … e viceversa».
Uno dei primi motivi che ci hanno spinto a considerare l’apertura di un «Ambiente Professionale» per lo studio della Narrazione Artistica, e di inserirlo tra le «Offerte» della nostra Scuola, è stata proprio l’assenza di Scuole di Alta Formazione che trattino «la narrazione come «questione metodologica interdisciplinare invariante al variare delle forme espressive e mediali». Per essere più chiari, non siamo parlando della «narrazione cinematografica» o «letteraria» o «teatrale», ma della narrazione in quanto tale, cioè di quel livello progettuale nel quale si possono studiare con relativa autonomia le «soluzioni narrative», e senza il quale non si possono andare a studiare, su un altro livello progettuale, le «soluzioni espressive» più adeguate, e poi farle confluire in un’opera che abbia la forma di un «romanzo» e di una serie di »illustrazioni», o di una «sceneggiatura» e di una «regia cinematografica», o di una «pièce teatrale» e di una «regia teatrale», o di un «libretto» e di una «partitura».
Mentre avvertivamo la mancanza di Scuole che insegnassero a progettare con ogni forma espressiva e per ogni tipo di medium, al contempo non potevamo non notare come le Scuole che si occupavano esclusivamente di una sola forma di «scrittura» (Scuole di «scrittura letteraria», di «sceneggiatura» e di «regia», di «drammaturgia», di «composizione (musicale)» finissero per ignorare tanto le «regole» quanto le «strategie» più raffinate della narrazione elaborate da autori che non avevano operato nel campo di interesse di quelle stesse Scuole.
Quelle Scuole che tuttora propongono forme di «specializzazione» persino legate ai diversi «mestieri» del campo professionale di cui si occupano, considerano la narrazione da un punto di vista troppo angusto e «settoriale», troppo legato a una forma espressiva e addirittura ad un medium di destinazione (la sceneggiatura cinematografica «oppure» televisiva; la scrittura letteraria «oppure» drammaturgica); perciò non sono in grado né di identificare né di insegnare quelle «regole più generali» che travalicano il «particolare» mezzo espressivo e mediale da loro considerato; e di conseguenza non preparano i loro allievi a trattare «il progetto narrativo» come fase preliminare e condizione fondamentale per qualunque tipo di racconto e in qualunque forma espressiva lo si voglia realizzare. Eppure dovrebbero sapere che le «soluzioni narrative» che un bravo sceneggiatore elabora per un film o per una serie televisiva sono le stesse che un bravo scrittore elabora per il suo romanzo scegliendo una o più forme espressive per rappresentarle.
Ma evidentemente questo sfugge a chi considera solo le «specificità» del proprio campo di studi e non ha una visione più generale della «materia» e delle «forme» con cui opera la «narrazione artistica».
Fin dalla Scuola di base, le favole e i proverbi, le leggende e i miti delle tradizioni popolari sono oggetti ampiamente sottovalutati, trattati al più come «materia» di studio (nonostante siano la «materia narrativa» indispensabile di ogni narrazione artistica). Per quanto riguarda poi le «forme» da studiare per trattare i testi (e per creare narrazioni artistiche), esse vengono circoscritte a quelle sole espressive letterarie, della retorica, della sintassi, della metrica, con qualche accenno alle “funzioni” di Propp e alle zoppicanti teorie sulla narrazione che si sono maldestramente e impropriamente tratte da esse, e si sono poi mal applicate a ogni racconto generalizzando le considerazioni empiriche del grande studioso russo relative a un gruppo di «fiabe di magia» del “Catalogo Aarne Thompson”. Lo stesso Propp aveva avvertito il pericolo che si sarebbe corso qualora, senza ulteriori sviluppi delle sue ricerche e senza alcun rigore logico, si fosse applicato il suo modello “classificatorio” (empiricamente condizionato dall’oggetto da cui era stato tratto) indiscriminatamente a qualunque racconto. Ma non sapeva che la “cultura di massa” avrebbe rapidamente cancellato sia lo studio della «materia» ideale di qualunque narrazione, sia quello delle «forme» narrative che lui stesso aveva appena cominciato a identificare.
In una Società dove ogni «campo del sapere» ha eretto barriere che lo separano dagli altri, e dove «i fruitori» (potenziali «clienti») sono «classificati» in base ai «condizionamenti» e agli «automatismi» che hanno adottato abboccando alle «offerte merceologiche» e divenendone «dipendenti», si considerano ovvi e accettabili quei «presupposti impliciti» che impediscono di apprendere cosa sia la «narrazione artistica» e di imparare a praticarla.
Consideriamone alcuni per capire meglio le ragioni che ci hanno spinto a creare questo «Ambiente di perfezionamento professionale in Narrazione Artistica Poliespressiva».
La scrittura è solitamente confusa con la narrazione: chi narra dunque scrive, e chi scrive dunque narra? Elaborare un progetto non dovrebbe significare «scrivere» solo la «componente espressiva letteraria dello stesso» (i dialoghi e i commenti dell’autore nel testo); ma tant’è che al “copywriter”, allo “sceneggiatore”, al “librettista”, spesso è affidato anche il compito di «elaborare il progetto narrativo», mentre all’ “art director”, al “regista”, al “compositore”, al “direttore della fotografia”, all’ “illustratore”, al “coreografo” è affidato quello di «completare la realizzazione» del «progetto implicito» dello scrittore, «abbellendo» il suo prodotto letterario con un’attività successiva e accessoria da praticare senza necessaria cognizione del progetto narrativo. «La regia e la sceneggiatura», anziché essere considerati come «due aspetti del medesimo progetto narrativo audiovisivo», sono trattate più spesso come due «mestieri» praticabili non solo da differenti persone, ma anche nella reciproca indifferenza. Di conseguenza è comunemente accettato che possano esserci “racconti con buone sceneggiature ma pessime regie, o viceversa”, senza essere sfiorati dal dubbio che nei «racconti artistici» l’«adeguatezza tra le forme narrative e quelle espressive» sia «necessaria» per poter rappresentare la «complessità» dei racconti stessi.
L’illustrazione è considerata quasi sempre una ridondante «decorazione», nei “romanzi”, mentre assume rilievo nei “fumetti”, dove i testi letterari sembrano invece «dipendere» dalle immagini come fossero «note esplicative». Raramente immagini e testi letterari sono studiati come «complementi» in testi «poli-espressivi», progettati per far interagire, nella loro indipendenza, le une con gli altri, e rappresentare così informazioni tra loro «complementari».
Ormai l’attività dello «sceneggiatore» e quella del «regista», così come quella del «compositore» e quella del «librettista», sono considerate “mestieri” che «si integrano solo nella realizzazione»; il «produttore» decide chi fa cosa, e trasferisce il lavoro dall’uno all’altro come «fasi» di una «catena di montaggio», in cui i dialoghi, le scenografie, le azioni sceniche, la musica arrivano «l’una dopo l’altra» come successive «farciture» di un «racconto standardizzato senza qualità».
Così i romanzieri che «perdono/vendono il controllo» del loro lavoro si trovano a subire «cattivi adattamenti», cioè «vere riduzioni» che impoveriscono e stravolgono i loro «progetti»; d’altro canto i drammaturghi (anche quei pochi ancora bravi e ancora vivi che potrebbero parlare e protestare) devono «subire» quotidianamente regie che «interpretano» i loro lavori senza «comprendere e rispettare il progetto autoriale».
Gli «indipendenti», quelli veri che sono in grado di «controllare ogni fase e aspetto della realizzazione di un loro progetto» e vi «investono le loro stesse risorse» … non esistono più; sono stati sostituiti da coloro che non trovano posto nei circuiti ufficiali della produzione e della distribuzione dei network … ma che sgomitano per riuscire a farne parte mentre si autonominano “veri autori indipendenti” e recitano la parte di chi è “fuori dal sistema per scelta”.
Solo i «One man band» – come ad esempio Charlie Chaplin – per evitare che il loro progetto venisse stravolto da coloro che avrebbero dovuto metterlo in scena, preferivano fare tutto da soli, mantenendo il vero «controllo autoriale» di «ogni fase e aspetto della progettazione, realizzazione, distribuzione, e persino promozione della loro stessa opera».
Noi intendiamo fare di quelle «eccezioni» – costituite da «autori» a tutti i effetti – gli «esempi» a cui desideriamo che i nostri allievi si ispirino e da cui imparino il mestiere del «narratore e cantastorie poliespressivo», capace di ideare intrecci narrativi appassionanti e soluzioni espressive adeguate per rappresentarli. Non a caso, tra gli autori che assumiamo come «maestri virtuali» per questo Ambiente formativo c’è proprio Charlie Chaplin, insieme a tanti altri che, con i loro progetti, curati da loro stessi a partire dall’ideazione fino alla promozione, ci invitano a fare altrettanto e ci insegnano a farlo.
Proprio per i presupposti sbagliati a cui abbiamo accennato, noi pensiamo che oggi sia più che mai necessario disporre di un luogo (il nostro Laboratorio, fisico e virtuale, di ricerca e progettazione, da cui possiamo gestire la nostra Scuola di Narrazione online) dove si studino le interrelazioni tra i piani narrativi ed espressivi dello stesso progetto, dove si insegni a ricercare le soluzioni reciprocamente più adeguate, e dove si spieghi agli aspiranti e attuali autori «come mantenere il pieno controllo della propria opera» per potervi apporre la propria «firma» senza vergognarsene.
Chi, dal secolo scorso, insegna sceneggiatura senza prestare alcuna attenzione ad altri campi della narrazione, si è avvicinato a stento a «regole e soluzioni» già «indagate e definite», nei secoli, dallo studio della «narrativa letteraria». E d’altro canto, chi insegna “scrittura” – magari anche “creativa” – di solito «non conosce e non si chiede» quali «regole» e quali «soluzioni» siano state «elaborate e definite» negli ultimi secoli, prima dal teatro musicale e poi dal cinema, in campi cioè dove dove alcuni grandi maestri, come Wagner o Hitchcock, hanno inventato «forme» e definito «regole» che ogni scrittore di racconti, in qualunque forma espressiva e per qualunque realizzazione e distribuzione mediale, dovrebbe ben conoscere. Altrimenti, chi «crea» immaginando di poter scrivere senza essere «limitato» da «regole» e senza dover adottare o elaborare «forme», finisce solo per «imitare inconsapevolmente» «modelli standardizzati della cultura di massa» ed essere «condizionato» da «automatismi», proprio come quelle «abitudini quotidiane» che ci permettono di farci capire in «comunicazioni povere di senso», che sono utili per la «vita ordinaria» ma di ostacolo per la creazione artistica.
Se le Scuole specialistiche «di settore» vantano un «orgoglio di genere mediale» per mascherare la loro impreparazione ad affrontare la narrazione sul «piano inter-disciplinare dei rapporti tra le arti, e tra le arti e le scienze», al contempo esistono cattedre di “Semiologia” che presumono di occuparsi di narrazione senza mai cimentarsi con i problemi della progettazione e dello studio di racconti in diverse forme espressive; e mentre partoriscono di continuo nuovi «lessici» per ridefinire il campo di cui si occupano, evitano di «mettere alla prova» le loro «teorie» in «studi analitici», e meno che mai «progettuali», che aiutino a capire «come funzioni» o «come si possa costruire» un nuovo «classico» della narrazione. Avete mai trovato un testo di un «semiologo» o di un «guru» della «sceneggiatura» che vi consenta di studiare «scena per scena» le soluzioni di un racconto per capire «come è fatto e come funziona»? Come mai le loro «teorie» – anziché essere supportate da «esempi di comodo» ben scelti per «giustificarle» – non sono mai «verificate e applicate» su «un intero capolavoro», per consentire a voi di «giudicare» se davvero possano aiutare a «rivelarne» e a «comprenderne» la «complessità»?
In questi anni noi ci siamo sforzati di ricucire la separazione tra «teorie, studi, e oggetti di studio», per consentirvi di ricavare le «teorie» – cioè i «principi generali di composizione e narrazione» dei testi – dalle «soluzioni» presenti nei testi stessi. Abbiamo voluto fare in modo che voi stessi possiate «osservare ogni scena di un medesimo grande racconto da più prospettive», attraverso «molteplici studi – per ogni scena – da ogni punto di vista teorico esplicitamente assunto come criterio di indagine»; e al contempo ci siamo adoperati affinché voi possiate «ricercare le applicazioni del medesimo principio in tutte le scene in cui è utilizzato nello stesso racconto o in altri racconti correlati». In questo modo le «teorie» che possono illuminarvi sul «funzionamento dei racconti artistici» sono «messe alla prova e ricavate» dai racconti stessi come «meccanismi che li fanno funzionare».
Di solito le «teorie» sono create e applicate – da “critici” e pseudo-“studiosi” che non hanno alcuna «esperienza autoriale». Sarebbe meglio dire che vengono «proiettate» sui «testi oggetto» dei loro «discorsi interpretativi» (ci sembra inappropriato dire “dei loro studi”) senza alcuna attenzione ai «principi» che gli stessi autori hanno utilizzato per «comporli».
Le «teorie» che interessano a noi sono invece quelle che «rappresentano e definiscono» i «principi metodologici» utilizzati dagli stessi autori; teorie che si possono «ricavare come inerenti e implicite» nelle «soluzioni» elaborate dagli autori per ideare i loro capolavori, e che quindi aiutano a comprendere «quando», «come», «perché» e «dove» quelle soluzioni sono utilizzate.
Nel creare i nostri «Sistemi di Studio Reticolare» abbiamo sempre pensato ad essi come i «manuali» virtuali di una «Scuola di Specializzazione», anch’essa virtuale, per quegli aspiranti artisti della narrazione che non si accontentano di «saper raccontare» come è stato insegnato loro in qualche Corso o Scuola, di sceneggiatura o di tecnologia, o che non sanno come «applicare i modelli teorici» appresi in qualche Università.
Abbiamo concepito i nostri Sistemi di Studio Reticolare come gli strumenti più idonei per un nuovo tipo di «Bottega Umanistica», dove, attraverso lo studio dei capolavori universali della narrazione, si possa imparare «come», anche oggi, racconterebbero bene belle storie quei grandi narratori che continuano a ispirarci in quanto autori di opere «immortali», che non invecchiano con il passare del tempo e il mutare delle «mode».
Come abbiamo già accennato, ci sono state diverse occasioni in cui siamo arrivati molto vicini all’eventualità di realizzare la nostra Scuola, quando qualche Amministrazione o Istituzione, solo apparentemente «illuminata», ci ha illuso facendoci credere che ci fosse un genuino interesse ad «investire nella formazione» di una nuova generazione di veri «artisti», e che per tale nobile scopo fosse pronta a «seminare» e a pazientare piuttosto che cercare subito introvabili e improbabili “talenti naturali”; cioè quei nuovi autori «per via ereditaria o per investitura politica o per successi di marketing», i quali, non avendo avuto dei bravi maestri, non possono essere in grado di fare altro che «prodotti di genere standardizzati» per soddisfare la bramosia dei Network, sempre affamati di nuovi “contenuti” «usa e getta» da distribuire ai propri utenti-clienti impreparati e onnivori. Ora, dopo aver speso tanto tempo nell’utopistica ricerca di «partner istituzionali virtuosi», siamo un po’ meno fiduciosi di riuscire a incontrare un Ente che non pensi soltanto a «raccogliere consenso», offrendo ciò che la gente si aspetta e finanziando quindi autori e progetti che rispondano alla «domanda del mercato» indotta dagli stessi «Distributori di spazzatura» (è evidente che l’assuefazione e la dipendenza non riguardano solo le sostanze chimiche).
Il «Mercato della formazione degli artisti» è diventato esso stesso una grande «messa in scena», per non dire una «truffa ben organizzata», grazie alla perversa connivenza tra: A) “Scuole di narrazione”, che attraggono ingenui «talenti nati», B) “Talent Show televisivi”, che eleggono «professionisti mascherati da talenti naturali» oppure «veri incapaci ben scelti» a rappresentare masse di giovani illusi di poter avere la loro stessa «fortuna», C) “Collane editoriali” nate per sfruttare i «nuovi» falsi talenti eletti dai Mass Media, D) “Social Network” che attirano presunti ma falsi talenti, E) “Politiche Culturali” che premiano i falsi talenti promossi dal mercato della cultura di massa.
È difficile, oggi, anche solo immaginare «Ambienti Formativi» che non «vendano» ad aspiranti artisti il «miraggio» di poter imparare in un baleno «l’arte della narrazione», convincendoli che «c’è già in loro stessi un artista che attende solo di essere partorito», e poi regalando loro il «primo e ultimo successo», il premio per la loro dabbenaggine che comprende: la «produzione» di uno spettacolino o cortometraggio o libro (destinati a loro e ai loro parenti), e un «diploma» con un timbro istituzionale.
Ma se continuano a proliferare queste Scuole che promettono ai loro potenziali clienti-allievi di aiutarli a «scoprire il talento che c’è in loro», è a causa di un «luogo comune» – tra i più diffusi e più difficili da sradicare – di cui sono «vittime e portatori inconsapevoli» anche insospettabili e stimati studiosi che evidentemente non hanno mai voluto metterlo in discussione per non doverne affrontare le «conseguenze». È il luogo comune che sentenzia laconicamente che “l’arte non si può insegnare”, che “il genio è innato”, e che, a fronte di qualunque sforzo si faccia per insegnare come si fa arte, in ogni caso il più rozzo degli uomini un giorno si sveglierà e scoprirà di essere “il nuovo Leonardo Da Vinci!”.
Se questa concezione fosse presa sul serio, almeno produrrebbe l’effetto di far chiudere tutte le Scuole che millantano “metodi per fare di voi degli artisti”. Invece quelle Scuole si stanno trasformando via via in «luoghi per scoprire talenti», ovvero per «illudervi di esserlo già» e di poterlo «scoprire» ad una non tanto modica cifra da versare … grazie alla quale potrete incontrare di persona “quei talenti che ce l’hanno già fatta” (a diventare macchine per far soldi, fenomeni stagionali mediatici da sostituire con altri non appena «invecchieranno»); e potrete convincervi che “se ce l’hanno fatta loro, prima o poi capiterà anche a voi”, se solo vi metterete nelle mani giuste, … del gatto e della volpe.
Vorremmo dirvi allora quello che suggeriamo a tutti i nostri allievi: quando trovate dall’altra parte del tavolo, o sul palcoscenico, o sullo schermo, qualcuno il cui lavoro vi stimola a dire “ciò che pensa e dice quel tale lo penso e lo faccio anche io, e se ce l’ha fatta lui posso farcela anche io”, domandatevi invece perché mai qual tale «usurpa un posto che non dovrebbe spettargli». Non crediate che se qualcuno (per incompetenza) assomiglia a voi, e ha realizzato, messo in scena o pubblicato qualcosa che potreste fare persino voi senza possedere alcuna necessaria preparazione professionale, … allora per voi sarà altrettanto facile.
Anziché illudervi che senza alcuna preparazione si possa scrivere un libro di grande successo, o realizzare uno spettacolo senza saper recitare e dirigere, chiedetevi come mai un incapace (o dovremmo dire “diversamente capace”?) sia stato eletto «il re degli incapaci» e aspetti solo che voi vi facciate proprio quella domanda per recarvi alla sua Scuola, per apprendere le sue magistrali lezioni, per pendere dalle sue labbra e scoprire, a caro prezzo, il lapalissiano “segreto del suo successo”. Chiedetevi piuttosto se non ci sia qualcuno che l’ha messo lì apposta affinché a voi venga voglia di spendere soldi e tempo per illudervi di ottenere lo stesso successo, anziché farvi le semplicissime domande: “di chi è parente – o peggio – quell’incapace?”, “Quale Soggetto Politico/Economico lo ha messo lì per manovrarlo come un burattino e fargli recitare, a vostro favore, la parte dell’artista o meglio del genio?”
A questo punto forse vi starete domandando, anche, perché mai, in un mondo dove dei semianalfabeti scrivono e publicano “libri di successo”, e dove si vendono telefonini promettendovi che, grazie alle incredibili tecnologie di cui sono dotati, potrete diventare anche voi “registi”, dovreste investire in una formazione che richiede impegno e una certa fatica, molto tempo e studio, per tentare di imparare a fare quello che sapevano fare i grandi maestri, quelli di cui tutti invidiano i capolavori immortali.
Perché mai dovreste farlo quando vi dicono che, se siete già degli «artisti nati», prima o poi lo scoprirete, mentre invece, se non siete «dotati» è inutile che studiate? E poi a che serve diventare artisti, dato che, anche senza saper far nulla, si può ottenere un insperato «successo»?
A queste ovvietà di «senso comune» vorremmo suggerirvi una risposta di «buon senso»: se oggi tutti, grazie alla rivoluzione tecnologica digitale, aspirano a diventare “registi di cortometraggi” (un tempo i nostri nonni aspiravano al massimo a catturare, da dilettanti con la loro «foto- o video- camera», i momenti indimenticabili delle loro vacanze, e costringevano un vicino di casa a vederli con loro in attesa che lui si vendicasse invitandoli a vedere i suoi); e se oggi tutti, grazie a corsi, blog, festival e siti-vetrina per “aspiranti storyteller o sceneggiatori o drammaturghi”, possono dirsi a qualche diritto “scrittori” (un libro o una regia non si negano più a nessuno; basta pagare, o avere l’amicizia giusta o tanti followers), come mai, però, solo per vedere un film di Spielberg siete ancora disposti a «pagare»? E come mai, invece, per vedere il film di un vostro caro amico regista di cortometraggi siete disposti al massimo a «vederlo gratis» su “YouTube”, oppure a “condividere” sui social i vostri reciproci «capolavori» senza alcun reciproco guadagno?
In altri termini, come mai se andate a un ristorante e vi offrono sul menu gli stessi piatti che sapreste preparare voi stessi – anche se al posto di “riso lesso” scrivono “riso nature”, e al posto di “spaghetti con il pomodoro” scrivono “spaghetti di filiera italiana su un letto di pomodorini del Piennolo del Vesuvio con basilico genovese” – in ogni caso avete la sgradevole sensazione di aver sprecato i vostri soldi … mentre invece se vi offrono un piatto che voi non sapreste mai preparare, allora vi sembra giusto o persino basso il prezzo richiesto per poterlo “gustare”?
Come mai per visitare certi musei o mostre che ospitano “capolavori eterni”, o per ascoltare certi musicisti che ritenete “inarrivabili” siete disposti a pagare somme anche molto alte – che forse non potreste nemmeno permettervi – mentre invece per altri “eventi”, che considerate “più modesti”, potreste prendere in considerazione di andarci solo se “gratis”, cioè avendoli prepagati con i soldi delle vostre tasse elargiti dalla Politica come finanziamento/mantenimento all’Ente autore/organizzatore dell’ “evento”?
In un mondo in cui presto tutti saranno “autori” di qualcosa, e nessuno si sentirà soltanto un “semplice fruitore”, chi mai potrà ancora chiedere il prezzo del biglietto per dare accesso a cose che altri non sappiano ideare e fare loro stessi? Quanti Teatri si riempiono oggi di spettatori solo grazie ai “biglietti omaggio”? Quanti film sono “prepagati” (o se preferite “finanziati”), e ai loro autori viene data la possibilità di continuare a farli pur senza avere “pubblico”? Quanti “libri prepagati” finiscono sulle “bancarelle” o “al macero”? Perché mai dovremmo sperare che qualcuno comperi proprio il nostro racconto se ogni potenziale acquirente ha un suo racconto pronto e con le medesime qualità da offrire a noi? E con quali criteri alcuni sedicenti “scrittori” (leggi anche “registi” o “sceneggiatori” o “drammaturghi”) verranno “mantenuti” e altri «abbandonati alla scrittura autoreferenziale a proprio uso e consumo»? In un mondo dove tutti si credono “autori” nessuno è più un autore.
La cultura di massa con i suoi strumenti “Social” ha creato «una nuova generazione di pseudo-autori» incapaci, presuntuosi, illusi e autorizzati ad attendersi che qualcuno finalmente “riconosca e premi il loro talento” dopo aver “promesso” loro grandi successi, dopo aver “venduto” loro una finta preparazione e una falsa “attestazione di competenza”. Ma finché coltiveranno l’illusione di essere diventati «magicamente» “autori affermati” partecipando a qualche “Talent show” e a qualche “Corso Professionale” per allocchi, finché crederanno agli apprezzamenti dei «burattinai» che alimentano questo «mercato delle illusioni», non capiranno di essere stati «ingannati» anzitutto da loro stessi, e non riterranno di dover ripartire con «umiltà» dalle basi che non hanno mai avuto.
Un discorso a parte andrebbe fatto per quei «fenomeni di massa» spacciati per “arte” ma equivalenti ai successi stagionali che ottengono gli youtuber e gli influencer, coloro che sono «famosi per essere famosi», scelti apposta per far da «specchietto per le allodole», cioè per altri adolescenti felici di vedere uno di loro diventare una “star”, con la speranza di riuscire prima o poi a prendere il suo posto. Questi fenomeni di «marketing» non ci interessano ma ci preoccupano.
Il problema – a nostro avviso – è che se non si «forma» il pubblico insieme ai nuovi artisti, e se non sono gli artisti stessi a «formare» altri artisti ripristinando le «Botteghe» e formando il loro pubblico affinché possa imparare ad apprezzare l’arte fin dall’infanzia, … non si rompe il «circolo vizioso».
Oltre agli illusi, anche i veri artisti, posto che ce ne siano ancora, non avranno più «pubblico» e tantomeno «mecenati», che ormai sono stati sostituiti da quei “talent scout” di potenziali «fenomeni mediatici di sicuro successo», che forniscono a ciclo continuo, al pubblico di massa, nuovi personaggi “famosi” da idolatrare e poi da lapidare. E il pubblico non sarà più in grado di riconoscere gli artisti. Ma soprattutto l’arte finirà insieme ai pochi artisti sopravvissuti a questo scenario catastrofico, perché nessuno potrà continuare il loro lavoro.
Così arriviamo al punto che ci tocca più da vicino. Dove sono gli artisti che possano trasmettere i loro «preziosi insegnamenti» ai potenziali veri artisti del futuro? Dove sono i «Maestri» capaci di «tornare a seminare e a coltivare» nei loro allievi, sin dalla Scuola, «ambizioni artistiche» oltre che – o piuttosto che – «imprenditoriali»?
Da quando – nel secolo scorso – si è tagliato il cordone ombelicale con la «tradizione umanistica», da quando all’«arte» – che già allora solo pochi sapevano ancora fare – si è preferita la più «democratica» «cultura di massa» – che ha sostituto in blocco persino la «cultura popolare» fonte di tutta l’arte da sempre – gli ultimi «artisti» sono morti cercando di lasciarci fino alla fine ulteriori opere da cui trarre «esempio». Tuttavia, senza più formare nuovi artisti, le loro «Botteghe» sono scomparse; e dei «succedanei» hanno preso il loro posto.
Da allora gli artisti (che di solito in vita non hanno grande successo) sono stati scambiati con coloro che hanno «successo subito», magari per qualche «stagione», cioè per il tempo che basta a loro per «illudersi» di poter vivere l’intera vita nella gloria e nel lusso, anche quando saranno stati «dimenticati» dopo aver passato il testimone a «nuovi fenomeni stagionali».
A questi «pseudo-artisti» è a volte riservato l’onore dei «revival», facendoli diventare – in taluni casi ben scelti – dei «fenomeni di culto», per indurre le nuove generazioni a “ispirarsi a uno che ce l’ha fatta”. D’altro canto anche i «fenomeni di culto» possono produrre «merchandising» da offrire alle nuove generazioni, per cui può essere utile tenerli in vita, imbalsamati, come «testimonial» di un modo di raggiungere «il successo» che deve diventare l’unico obiettivo per chi potrebbe invece coltivare oneste aspirazioni artistiche. Ma i veri artisti no, loro devono scomparire dalla scena e dalla memoria, perché se si continuasse a distribuire la loro opera, e si insegnasse ad apprezzarla, non ci sarebbe più posto per gli «incapaci titolati», che presto verrebbero smascherati.
Così meglio «far sparire dalla memoria collettiva» i veri Maestri, per eleggere “Nuovi Maestri” che li «imitino» malamente e riduttivamente senza rivelarlo. I «nomi» dei veri Maestri possono tuttavia ancora giovare per «riscritture» e «rivisitazioni», per dare lustro a nuove opere fintamente ispirate ad essi: “omaggi”, come si dice oggi, perché i maestri “citati” non possono protestare e rimandarli al mittente come «oltraggi».
Noi che prima ancora della nascita del nostro Istituto abbiamo deciso di andare umilmente a Bottega dai veri «Maestri», di apprenderne «la lezione», di «esplicitarla» e di metterla di nuovo a disposizione di tutti quelli che sono disposti a «studiare per apprenderla», abbiamo voluto «ridar loro la voce» trasformando ogni loro capolavoro in una parte di un potenziale grande «manuale virtuale di narrazione artistica», per insegnarvi, attraverso lo studio sistematico della loro stessa opera, «come sono riusciti a creare e a far funzionare capolavori potenzialmente immortali»; immortali a meno che … non li si nasconda, seppellisca, cancelli, per far posto ad una nuova ondata di “contenuti” occasionali e stagionali, fatti apposta per riempire quei “palinsesti” delle “Piattaforme” e quei “listini” di Editori e Distributori su cui oggi può lucrare tanto. Grazie al nefasto “mercato dell’intrattenimento” – o sarebbe meglio chiamarlo “dello stordimento” -, alla nuova droga di massa che favorisce e mantiene il «degrado culturale» a cui ci stiamo abituando, si possono persino «mantenere» i propri protetti, attribuendo loro il ruolo nominale di “autori” e ritagliando per loro, e per un pubblico di illusi, un piccolo spazio destinato al “mercato autoriale”; quel mercato rivolto a coloro che non vogliono sentirsi corresponsabili del degrado, e che pensano che “denunciandolo” con opere di pessima qualità ma di “impegno di civile”, possano meritare il diritto al mantenimento e ripulire la loro coscienza sporca.
Ora dovreste avere un po’ più chiare le ragioni per cui abbiamo voluto creare, nella nostra Scuola, anche un Ambiente di Studio rivolto ai professionisti della Narrazione Artistica.
Non potendo riportare materialmente in vita i nostri Maestri, per noi e per voi, li abbiamo riportati in vita «virtualmente», ripristinando le loro «Botteghe» per consentirvi di andare a lezione da loro. Così, anziché sentirvi costretti ad andare a lezione di narrazione e di scrittura da uno che ne sa quanto voi (che però ce l’ha fatta ad avere tanto “successo”, tanti “followers”, e tanto “profitto”), potreste decidere di andare invece a lezione da uno che è diventato «immortale» perché è stato in grado di creare opere che «non invecchiano», «non si storicizzano», «non sono rappresentative solo del proprio tempo», «non sono fenomeni di costume», e «non sono comprensibili solo dal pubblico coevo o da coloro che vantano una buona conoscenza degli universi storici in cui sono ambientati i suoi racconti».
Insomma, se vi iscriverete a questo Ambiente Formativo, quando vorrete studiare «come si può fare arte con la letteratura» noi vi daremo la possibilità di apprenderlo da maestri d’eccezione come Charles Dickens, o Lev Tolstoj, o Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, o Henry James, o Stefan Zweig, o Italo Calvino. Quando vorrete studiare «come si può fare arte con il teatro di prosa» noi vi faremo andare a lezione da maestri come William Shakespeare, o Edmond Rostand, o Oscar Wilde, o Eduardo De Filippo. Quando vorrete studiare «come si può fare arte con il teatro musicale» potrete recarvi alla bottega di Giuseppe Verdi o di Giacomo Puccini o di Gioachino Rossini o di Wolfgang Amadeus Mozart o di Richard Wagner. Quando vorrete studiare «come si può fare arte con la narrazione per l’infanzia» potrete scegliere se andare a lezione da James Barrie, o da Jean De Brunhoff, o da Lewis Carroll o da Walt Disney. E quando vorrete studiare «come si può fare arte anche con il cinema», noi, vi offriremo la possibilità di apprenderlo da veri maestri come Ernst Lubitsch, Charlie Chaplin, Alfred Hitchcock, François Truffaut, Orson Welles.
Questo è dunque il nostro nuovo servizio online per voi, aspiranti o attuali narratori, insoddisfatti della preparazione che avete ottenuto frequentando cattivi maestri e Accademie “prestigiose” solo di nome.
Noi vi offriremo «quello che vi manca» per poter padroneggiare una materia che solo pochi riescono ancora a trattare egregiamente, non perché “nati artisti” ma perché hanno avuto la fortuna o il merito di «scegliersi come maestri degli autori più bravi di loro». Un Maestro come Billy Wilder, quando si metteva al lavoro per scrivere una nuova scena di un nuovo film, si chiedeva: “Come lo farebbe Lubitsch?” (cioè un suo maestro).
Questo Ambiente apre i battenti offrendovi, in una forma tecnologica adeguata alla fruizione online, i primi completi «Sistemi di Studio Reticolare» dedicati ad alcuni dei nostri più amati Maestri. In questo modo potrete essere seguiti, sia da loro che da noi, per tutto il tempo necessario alla vostra formazione. Per voi trasformeremo «i più grandi artisti della tradizione umanistica» nei vostri «tutor virtuali», mostrandovi come sia possibile »estrarre» i loro «insegnamenti» dai loro stessi capolavori, scena per scena.
Per frequentare questo Ambiente non vi chiediamo altro che un piccolo contributo alla copertura delle spese che noi sosteniamo per realizzare, per voi, i nostri «Sistemi di Studio Reticolare». Non «lucriamo» sulla vostra formazione e non «usiamo» la vostra formazione per chiedere finanziamenti a Istituzioni che aiutano sedicenti nuovi maestri a sfruttare le illusioni di aspiranti artisti.
Questa Offerta è rivolta a qualunque narratore, o aspirante tale, che per professione oltre che per passione sia interessato ad acquisire strumenti più adeguati per svolgere meglio questa nobile attività, cioè ad apprendere, con pazienza e umiltà, gli insegnamenti di quei Maestri che in ogni campo della narrazione artistica hanno saputo creare, grazie alle loro straordinarie abilità, capolavori immortali.
Aderendo alla nostra Offerta, sottoponendoci la vostra candidatura ed eventualmente sostenendo un colloquio di ammissione, avrete la possibilità di iscrivervi a «l’Ambiente di Studio più avanzato della nostra “Scuola di Narrazione Artistica Poliespressiva”. In ogni caso dovrete essere giudicati idonei, cioè preparati, per convincerci a prenderci cura di voi per il tempo necessario a rendervi dei narratori più abili, in grado di raccogliere e sviluppare l’eredità dei Maestri. A tale scopo vi invitiamo a seguire l’Ambiente educativo almeno fino a quando non avrete acquisito le capacità che riteniamo presupposti indispensabili per frequentare l’Ambiente di Studio Autoriale della nostra Scuola. Quando sarete pronti saremo qui ad accogliervi.
Articolazione dell’Offerta “Per i Narratori”
Coloro che si iscrivono all’«Ambiente/Livello di Studio Autoriale» della nostra Scuola hanno a disposizione tutti i servizi e prodotti inclusi nelle Offerte studiate per gli altri tipi di allievi della nostra stessa Scuola (eccetto alcuni servizi riservati solo ai nostri Collaboratori); e oltre a questi hanno a disposizione i servizi specifici pensati appositamente per gli iscritti a questo Livello/Ambiente di Studio.
L’offerta per chi si iscrive all’«Ambiente Autoriale» è costituita da:
– Accesso a cicli di Lezioni dal vivo e podcast
Avrete la possibilità di seguire in streaming live e podcast tutti i Cicli di Lezioni multimediali studiati appositamente per i differenti tipi di utenti dei nostri Ambienti di Studio.
Avrete inoltre la possibilità di usufruire di Cicli di lezioni formative (in streaming live e podcast riservati esclusivamente agli allievi di questo Ambiente Autoriale, e persino di alcuni, studiati per i nostri Collaboratori, con i quali porteremo la vostra preparazione a un livello più avanzato, adatto per trattare qualunque tipo di racconto, a più livelli e da più prospettive, sia in fase analitica che in fase progettuale:
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- lezioni di tipo di tipo applicativo, analitico-progettuale, per insegnarvi a riconoscere, a ricercare e scoprire i meccanismi di funzionamento della narrazione artistica in ogni tipo di racconto con ogni forma espressiva, affinché possiate imparare a controllarli, a prevederne gli effetti e a utilizzarli con più consapevolezza nello studio progettuale di nuovi racconti,
- lezioni di tipo metodologico, per aiutarvi a definire e rigorizzare gli strumenti scientifici acquisiti e utilizzati durante le lezioni dedicate allo studio dei meccanismi che fanno funzionare perfettamente i classici della narrazione.
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Le lezioni a voi dedicate riguarderanno perciò
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- tanto lo «studio sistematico, multiprospettico e multiplanare», di opere di quegli artisti che hanno saputo utilizzare al meglio, in progetti estremamente complessi, quei «principi della narrazione e composizione» che governano il funzionamento di ogni capolavoro artistico,
- quanto il rigoroso lavoro di «sistematizzazione teorico-metodologica» compiuto da scienziati che, sia pure in ambiti del sapere scarsamente comunicanti tra loro, e pur non immaginandone l’utilizzo in ambito narrativo, hanno denominato e definito quei principi che costituiscono, nel loro insieme, gli strumenti necessari per svolgere l’attività di narratore in modo più consapevole, per ridurre al minimo il margine di «casualità» e di «automatismo» nella costruzione e nel funzionamento di un’opera che abbia qualità e ambizioni propriamente «artistiche».
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Le lezioni pensate per gli allievi di questo Ambiente di Studio sono concepite come parti di un «Sistema Cognitivo» che integra le lezioni stesse con il «manuale di metodo», per consentirvi di imparare a leggere e studiare qualunque oggetto artistico a più livelli e da più prospettive. Anche i nuovi Cicli di Lezioni entrano infatti a far parte dei nostri «Sistemi di Studio Reticolare».
– Accesso a tutti Sistemi di Studio Reticolare sviluppati per gli Ambienti di Studio della nostra Scuola
Avrete la possibilità di utilizzare tutti i «Sistemi di Studio Reticolare» pensati per l’«Ambiente Educativo», oltre quelli pensati specificamente per voi in quanto iscritti all’«Ambiente Autoriale». Per soddisfare e alimentare le vostre aspirazioni autoriali potrete infatti fruire di quei Sistemi più complessi che consentono di «analizzare un capolavoro artistico scena per scena da una molteplicità di prospettive metodologiche e piani analitici», e di «saltare dagli studi testuali ai presupposti metodologici» all’interno del Sistema stesso.
– Accesso alla sezione della nostra Bibliomediateca dedicata alle risorse scientifiche e artistiche da noi utilizzate e correlate nella costruzione dei «Sistemi di Studio Reticolare»
Potrete accedere a sezioni della «Bibliomediateca delle Risorse Umanistiche» dedicate agli archivi dei grandi narratori le cui opere sono prese in esame all’interno di questo Ambiente.
Avrete a disposizione librerie di potenziali «oggetti di studio» su cui esercitarvi ad applicare quanto appreso, e di potenziali «strumenti di studio» per riflettere sui «presupposti teorico-metodologici» dei Sistemi di Studio e delle lezioni di cui usufruirete.
Il «metodo» con cui, in questo Ambiente, vi insegneremo a trattare qualunque oggetto artistico, sia per progettarlo che per «anatomizzarne l’architettura» e «scoprire le soluzioni che lo fanno funzionare», si può intendere anzitutto come un’«indagine sistematica, condotta su un solo racconto» – e sulle sue «varianti e messe in scena» – ma «da una molteplicità di prospettive metodologiche» e «ad una molteplicità di livelli analitici». Questa «indagine intensiva», che vi impegnerà per lungo tempo, vi insegnerà a non trascurare nulla nello studio di un «oggetto esemplare» da cui potrete «apprendere», e sui cui potrete «esercitare», le nuove capacità che acquisirete progressivamente frequentando questo Ambiente di Studio.
Allo studio intensivo fa da complemento quello «estensivo», che potreste condurre in modo più rigoroso se verrete accettati – per meriti da noi riconosciuti – al nostro “Circolo dei Cercatori di Tesori nei Territori Inesplorati dell’Arte Narrativa”. Lo abbiamo creato per i nostri collaboratori e sostenitori, ma anche per i nostri allievi più meritevoli, affinché possano condurre ampie e sistematiche «esplorazioni» delle «correlazioni implicite» tra molteplici oggetti di studio distanti nello spazio e nel tempo, e possano esercitarsi a riconoscere i denominatori comuni, i «principi» e le «soluzioni» con cui sono fatti e che li «imparentano» tra loro.