La Scuola di Narrazione Artistica Poliespressiva “Charles Dickens”

La Scuola dei Maestri per chi vuole imparare a narrare come loro ricavando le loro straordinarie competenze dallo studio sistematico delle opere immortali che essi hanno lasciato in eredità al mondo intero. Un Sistema formativo a più livelli scoprire e apprendere come sono fatti e come funzionano quei capolavori senza tempo e senza frontiere in cui sono implicitamente racchiuse le soluzioni e le regole per fare Arte con la Scienza.

A lezione dai maestri, ovvero: volete imparare semplicemente a raccontare … o a raccontare «come lo farebbero» Shakespeare, Rostand, Wilde, Eduardo, Verdi, Mozart, Rossini, Puccini, Wagner, Lubitsch, Chaplin, Hitchcock, Disney, Perrault, Barrie, De Brunhoff, Carroll, Collodi, Dickens, Tolstoj, Melville, James, Zweig, Blixen, … ?

Una Scuola d’Arte ha bisogno di grandi Maestri per offrire ai propri utenti gli strumenti e la materia adatti per apprendere la narrazione artistica. Noi, oltre a offrirvi sia la nostra vasta competenza acquista in decenni di studio della narrazione artistica in ogni campo in cui sia stata praticata, oltre a mettervi a disposizione gli strumenti che abbiamo elaborato per trasmetterla, abbiamo non solo deciso ma anche trovato il modo di farvi apprendere «la lezione metodologica» dei nostri stessi Maestri, facendovela  ricavare dalle loro opere, e assegnando ad essi il ruolo di vostri «tutor virtuali».

Da oltre quaranta anni trasformiamo le loro opere in manuali innovativi, sia dal punto di vista metodologico che tecnologico, con l’intento esplicito di far scoprire e studiare anche a voi, «nei loro stessi capolavori», le «straordinarie soluzioni narrative ed espressive» con cui li hanno creati.

Se in altre Scuole vi insegnano a raccontare assumendo come modelli i «cliché» prodotti e replicati da autori di successi stagionali, nella nostra Scuola imparerete a raccontare «come lo farebbero» quegli autori che sono stati in grado di creare capolavori potenzialmente immortali in ogni ambito artistico.

Se potete leggere e comprendere queste pagine è perché avete imparato a scrivere e a capire testi lineari di media difficoltà; ma quanti di voi pensano di aver imparato a «padroneggiare» la «scrittura» (o meglio la «composizione» in tutte le «forme espressive», non solo quella «letteraria») per farne uno strumento con cui narrare «complessi intrecci di storie», proprio come sono riusciti a fare quei grandi «romanzieri» e «narratori multiespressivi» che vi hanno fatto sognare ad occhi aperti sin dai primi grandi racconti – letterari, illustrati, e animati – della vostra infanzia?

Lo stesso si potrebbe dire a proposito degli smartphone, che ormai tutti adoperano come una penna per prendere «appunti audio-visivi» e «condividerli» con altri, in «semplici conversazioni multimediali» a distanza equivalenti ai messaggi ordinari e quotidiani in «linguaggio parlato». Ma anche in tal caso, osservate cosa riesce a fare un grande autore quando utilizza strumenti tecnologici sempre più simili a quelli che potete utilizzare voi stessi: film che vi appaiono vette inarrivabili, da venerare come quei capolavori delle arti figurative, esposti nei Musei, che osservate domandandovi come sia stato possibile che «un uomo» sia riuscito a farli.

Qualcuno vi avrà forse convinti che le Scuole si seguono solo per imparare «la tecnica» e «le basi» della «narrazione», poi il resto è frutto del «genio» e della «creatività». Così vi trovate a domandarvi se siete o no anche voi dei “talenti nati”, ma non ancora «sbocciati», e se mai anche voi riuscirete a «partorire» naturalmente un «capolavoro» o almeno un prodotto di grande «successo stagionale».

Se siete caduti in questa trappola e non riuscite a uscirne, se avete compreso che chi vi ha convinti di questo non ha interesse che anche voi «impariate a fare arte», allora potete riscattare il tempo perso iniziando a «studiare» – non è mai troppo tardi – proprio come hanno fatto tutti quelli che sono andati «a lezione dai maestri» per «imparare a creare racconti con le medesime qualità» dei loro.

Purtroppo appare conveniente a tutti dire che “l’arte non si può insegnare”; persino ai potenziali allievi, che possono così rincuorarsi e accettare le loro «incapacità» dicendosi che i loro «insuccessi» dipendono non dalla loro «impreparazione» ma dalla «sfortuna». Conviene anche ai veri artisti ammantarsi di quell’«alone magico» che li rende «depositari unici», senza troppi «concorrenti», del «grande segreto»; e conviene anche ai «distributori di Contenuti», che possono vedere aumentare il «valore economico» delle opere dei loro «rari artisti», rinominati convenientemente “geni”.

Ma una Società che non «forma» e non aiuta gli artisti, che non forma il pubblico e non insegna ai ragazzi ad amare l’arte non ha speranze di fermare il degrado culturale che attenta quotidianamente alla sua stessa esistenza. Da troppo tempo non emergono «talenti», perché non c’è più chi «insegna» loro a «diventarlo».

Occorre tornare a «seminare» e a «coltivare», e attendere pazientemente che si formi una nuova generazione di potenziali e reali artisti. E certamente non possono assumere questo incarico formativo i sociologi, psicologi, pedagogisti ed economisti riciclati come narratori e narratologi per opportunismo. Affinché questo avvenga realmente – e non si finga che sia avvenuto – occorre sostenere e moltiplicare iniziative – come la nostra – in grado di offrire sia l’esperienza sia gli strumenti innovativi di cui gli utenti possano testare l’efficacia su loro stessi.

Ma è necessario anche che la formazione inizi sin dagli anni della Scuola di base, affinché proprio dalla «passione» dei ragazzi scaturisca qualche «vocazione» alle professioni artistiche, le più difficili ma anche le più belle del mondo.

Per acquisire le «capacità straordinarie» (non ordinarie né naturali) che richiedono i mestieri del «narrare in forma artistica» occorre infatti una preparazione artistica e scientifica completa che deve avere inizio sin dalla giovanissima età, come per tutte le carriere artistiche; occorre «studio ed esercizio quotidiano», una «disciplina» che si ottiene solo con il «rigore della scienza applicato anche all’arte narrativa».

Per questo noi iniziamo a «seminare» fin dall’infanzia, offrendo agli «educatori» per vocazione oltre che per professione gli strumenti più adatti per far nascere nei loro allievi una vera «passione per la narrazione di qualità».

Solo in ultimo, con «l’Ambiente di Studio più avanzato della nostra Scuola» – questo Ambiente formativo “Autoriale” – abbiamo deciso di offrire «formazione professionale» a chi vuole portare la propria preparazione ai livelli dei veri Maestri, «perfezionandosi» in una o più «forme di arte narrativa» e dedicandosi a progetti ambiziosi proprio come quelli dei Maestri.

L’atteggiamento di ammirazione o devozione che hanno i turisti che visitano il nostro paese quando fruiscono dei capolavori del nostro passato è lo stesso che hanno quando guardano le piramidi e si domandano se tali risultati siano stati prodotti da una Civiltà aliena più dotata; ma è anche il pregiudizio con cui i potenziali fruitori guardano – o evitano di guardare – capolavori che appaiono «non alla loro portata», perché non sono in grado di comprenderne la struttura, di ricondurli a ragionamenti e operazioni che possano compiere loro stessi.

Eppure gli stessi autori del Teatro Musicale che tutto il mondo ammira o invidia – per i loro capolavori immortali – potrebbero essere i bisnonni di chi oggi ne fruisce le opere; ancora vi sono tracce ovunque della loro vita quotidiana, tanto simile a quella dei loro attuali fruitori. Dunque, anziché «stupirsi» di quelle “eccellenze” non così lontane, occorrerebbe piuttosto domandarsi cosa sia successo, come mai dopo due guerre e una «falsa ricostruzione», il nostro Paese e l’intera Europa unificata – dove prima dell’unificazione gli artisti dialogavano e lavoravano insieme – non abbiano più ripreso a «coltivare, insegnare, studiare» «la lezione dei Maestri della tradizione umanistica», non abbiano più dato «continuità» alle loro «ricerche», ma abbiano preferito «adottare i modelli della cultura di massa»; cioè di quel fenomeno di importazione che ha cancellato in un solo secolo ogni possibilità di fare arte, e che sta ancora tentando di «cancellare dalla memoria» quel che ci resta come testimonianza di ciò che i nostri avi sapevano fare e ci hanno lasciato in eredità.

Per queste ragioni pensiamo che occorra «tornare a insegnare» quello che si praticava prima del disastro, per non perdere altro tempo intorno ad “altre forme d’arte”, quelle che, per giustificare la loro inconsistenza e la povertà di idee degli autori, hanno persino assunto come ridicoli «presupposti» che «l’arte sia morta», che «non si possano più raccontare storie perché sono tutte state raccontate», che si possa «fare arte senza narrare» e che si debba tagliare il cordone ombelicale con la tradizione umanistica per poter abbracciare senza rimpianti (e senza preparazione) una ingenua (naive, infantile) concezione dell’arte “contemporanea” «in opposizione alla tradizione» stessa.

In attesa che questo grande bluff esploda rivelando il degrado culturale che cela, a cui siamo stati condannati dalle scelte politiche dissennate che abbiamo felicemente accettato diventandone complici, mentre auspichiamo che prima o poi si torni a insegnare l’arte dei nostri Maestri, noi non vogliamo perdere altro tempo; e, nel nostro piccolo, intendiamo ricominciare a insegnarvela proprio qui, in questo Ambiente di Studio virtuale online.

Così, se siete interessati a imparare a scrivere racconti in forma letteraria, noi vi insegneremo a ragionare come quegli autori che hanno creato capolavori che tutto il mondo ama da sempre; gli stessi dai quali sono stati tratti inconsapevolmente quei «cliché» riduttivi che, pur nella loro povertà, alimentano i “best seller” realizzati da mediocri autori e acquistati da impreparati lettori.

Noi vi faremo cimentare con quegli autori che non ritenete alla vostra portata, quegli autori di cui forse possedete copie di alcuni capolavori, ormai diffuse a basso costo persino come allegati ai giornali, ma di solito relegate al ruolo di suppellettili ed evitate proprio come farebbe la volpe con l’uva.

In questo Ambiente di Studio noi vi faremo entrare nei «Laboratori di progettazione» dei «maestri dei maestri», di coloro, cioè, che hanno creato gli «archetipi narrativi» (non i riduttivi «cliché» derivati da essi) a cui tutti si ispirano, implicitamente o esplicitamente, consapevolmente o inconsapevolmente, direttamente o indirettamente.

Frequentando questo Ambiente con assiduità vi impadronirete delle complesse «strategie e soluzioni» dei più grandi «inventori di forme della narrazione artistica». Apprenderete le capacità degli autori più imitati e saccheggiati da coloro che oggi – con l’aiuto dei mass media e di editori compiacenti che non ripubblicano i «classici» – tentano di eclissarne la fama; ma che, con i loro «successi» stagionali, non riescono neppure a superare i confini del proprio tempo e del proprio Paese. D’altro canto anche gli imitatori dei classici, coloro che ne propongono “rivisitazioni” e “omaggi”, non conoscono realmente gli autori e le opere che «citano» maldestramente o che copiano superficialmente e sbrigativamente, perché loro stessi non hanno mai avuto modo di «studiare sistematicamente» i classici, e spesso ne hanno solo «letto» le «riduzioni» offerte da abili produttori e venditori di «surrogati».

La nostra Scuola e questo Ambiente in particolare vi consentiranno di studiare i capolavori della narrazione artistica nelle «edizioni critiche» e nelle più rispettose traduzioni e messe in scena, per poterne cogliere, scena per scena, tutte le soluzioni elaborate e i principi utilizzati dagli autori.

Inoltre, a insegnarvi come diventare un bravo romanziere, un eccellente drammaturgo, uno straordinario autore di opere musicali, o un grande cineasta, non troverete un autore così poco capace – nonostante i successi di vendita – da diventare solo il riferimento per tanti adolescenti che aspirano ragionevolmente a prenderne il posto senza neppure troppa fatica.

Troverete invece autori le cui opere, a distanza di tempo, non sono «tramontate» come «fenomeni storici e antropologici stagionali». Sono quelli i Maestri virtuali che abbiamo scelto per voi; coloro che  hanno ancora (e per sempre) tanto da insegnare a chiunque abbia il coraggio, la tenacia, e l’intelligenza di voler apprendere la loro insuperata lezione di metodo.

Come mai secondo voi, a fronte di una proliferazione di prodotti audiovisivi, si contano sulla punta delle dita quegli autori che sono in grado di creare ancora oggi piccoli e grandi capolavori che non vengano subito cancellati dalle “Piattaforme” e che continuino ad avere “riedizioni” per soddisfare quel pubblico – minoritario ma non ancora scomparso – in grado di apprezzare la «qualità»?

Da chi hanno imparato, secondo voi, quei rari autori? Da altri autori improvvisati? Pochi ormai conoscono i nomi dei Maestri che da secoli formano i nuovi artisti; ma quelli che li conoscono, che li hanno studiati davvero, sono proprio coloro che sono in grado di creare piccoli o grandi capolavori artistici persino ora, nell’era della “Cultura di massa”. Le loro opere rimarranno come rari risultati di qualità ottenuti nonostante il grave e fino ad ora inarrestabile degrado culturale che affligge un’epoca in cui i pochi veri “talenti” vengono confusi con chiunque sappia semplicemente scrivere senza errori sintattici o cantare senza stonare.

Noi vi faremo conoscere autori che il loro «talento» se lo sono «costruito passo dopo passo» seguendo «la lezione di altri veri artisti, loro «maestri diretti o indiretti». Se pensate che la «lezione metodologica» di un maestro come Walt Disney sia «ormai superata», domandatevi come mai «la Disney dopo Disney» si affanni a produrre una quantità di prodotti e a sostituirli rapidamente con altri simili per competere con tanti avversari in grado di produrre cose della stessa «scarsa qualità», e come mai non possa più vantare quel «primato qualitativo» che l’ha caratterizzata negli anni in cui era diretta dall’uomo che l’aveva fondata. E tutto questo accade mentre i «capolavori» indegnamente ereditati dalla “Nuova Disney” – come, ad esempio, Snow White and the Seven Dwarfs – , anche se non possiedono le qualità «tecnologiche» dei loro “remake live action”, continuano a ristamparsi e ad avere un successo imperituro, soprattutto tra coloro – i bimbi – che, se educati bene anziché con la spazzatura, imparano rapidamente a riconoscere la qualità, ad amarla, e a ricercarla.

Quante imitazioni implicite ed esplicite, quanti remake e serie si sono invano succedute per tentare di «replicare» il successo universale ottenuto anche da un solo film di Alfred Hitchcock, come Psycho? Il «complesso modello originale» continua a superare tutte le riduttive imitazioni e presuntuose “rivisitazioni”. Spesso ci si dimentica che un autore straordinario come Hitchcock è riuscito a creare nuovi «archetipi narrativi» persino con il cinema, e che altri hanno solo tentato di trarne profitto con i «cliché» ricavati imitando i suoi film; quegli stessi clichè che Hitchcock – nei suoi scritti, nelle sue lezioni e con i suoi capolavori esemplari – insegnava ad evitare. Ad esempio la Serie di film dedicata all’Agente 007 proviene da Intrigo internazionale, e non il contrario. Ogni film o serie che narra di serial killer e di case «infestate» trae origine da Psycho, e non viceversa. Ogni film catastrofico trae origine da Gli uccelli di Hitchcock, e non viceversa. Ogni film basato sul dubbio della colpevolezza trae origine da Il sospetto di Hitchcock, e non viceversa. E potremmo andare avanti. Ma Hitchcock da chi traeva «ispirazione»? Dalla più alta letteratura, drammaturgia, pittura, che aveva appreso e coltivato studiando la tradizione artistica mitteleuropea con cui fin da ragazzo aveva ben «nutrito» il suo «ingegno». Noi vogliamo farvi imparare come si narra bene e con più forme espressive proprio dall’opera di Hitchcock ma anche da quella dei suoi maestri. E vogliamo anzitutto che vi poniate la stessa domanda che si faceva Hitchcock prima di sperimentare la «multiespressività» per narrare i suoi intrecci immortali di storie leggendarie: “Come si può narrare sfruttando al meglio una sola forma espressiva”, allo «stesso modo» della grande letteratura, dei radiodrammi, del cinema muto su cui lui stesso si era formato?

In questo Ambiente di Studio vi aiuteremo ad apprendere la lezione di quei “maestri del Segreto Perduto” a cui – umilmente – si rivolgeva persino il grande regista François Truffaut, quando di persona interrogava qualcuno di essi, ancora vivente, a cominciare dal suo maestro Alfred Hitchcock. Se frequenterete questo nostro Ambiente di Studio professionale vi insegneremo come sia ancora possibile rivolgere a quei maestri scomparsi i vostri quesiti metodologici e come ottenere le loro risposte dalle loro stesse opere, inseguendo correlazioni non solo all’interno di esse ma anche all’esterno, saltando da esse alle opere dei loro maestri. Così, ogni volta che studierete una soluzione narrativa, farete anche voi come Billy Wilder, che si rivolgeva a Ernst Lubitsch anche quando questo era già morto ma i suoi film continuavano a parlare a chi, come lui, aveva gli occhi per «vedere» come erano fatti.

Voi ora potrete rivolgervi anche allo stesso Wilder, insieme a Jacques Tati, a Charlie Chaplin, a Buster Keaton, a Steven Spielberg, a John Ford, ad Alfred Hitchcock, a François Truffaut, a David Lean, a Walt Disney e a tanti altri ancora; e scoprirete come il cinema di Truffaut sia nato facendo propria la lezione dei suoi numerosi maestri, facendo dialogare indirettamente tra loro, nella sua opera, autori cinematografici distanti nella vita – come Rossellini, Lubitsch, Hitchcock, Renoir, Ophuls, Guitry, Clair – ma anche autori letterari e teatrali che egli considerava suoi maestri virtuali – come Balzac o Dickens, o Roché – da cui traeva «la materia e le forme, espressive e narrative», per i suoi capolavori.

Quando vi domandate come si possa praticare al meglio la «multimedialità» – o più precisamente quella forma di narrazione «multiespressiva» che utilizza insieme immagini, musica, parole – voi pensate solo alle «tecnologie» più adatte per realizzarla o anche al «metodo», alla «logica» con cui far interagire «complementarmente» (e non in modo «ridondante») più piani espressivi? E da chi pensate di poter imparare a praticare meglio questa arte? Forse da chi ha fatto qualche dimenticabile videoclip o video pubblicitario? O forse da chi ha creduto di fare un musical unendo ballo, musica, canto, recitazione, ma senza alcuna capacità di narrare una storia con più piani espressivi, cioè senza aver imparato da chi il Musical lo ha creato, studiando l’Opera, o da chi addirittura ha inventato e teorizzato l’«opera totale»?

Potendo scegliere, da chi vorreste imparare a «far interagire i piani espressivi tra loro» e con una «adeguata articolazione multiplanare della narrazione»? Non pensate che sia ora di tornare a studiare «come siano riusciti a farlo coloro che hanno creato i capolavori del Teatro Musicale»?

Quei pochi autori che “mostrarono come si potesse fare Arte persino con il cinema” (così John Ford parlava di Ernst Lubitch) si erano ispirati ai tanti che prima di loro avevano praticato l’arte di «riraccontare in forma multiespressiva le grandi storie archetipiche», ed erano convinti che il cinema, per creare «capolavori», avrebbe dovuto diventare un modo per continuare la tradizione creata dalle opere musicali.

Avete mai notato come ogni grande progetto della «Disney di Walt Disney» nascesse da una esemplare collaborazione tra narratori, scrittori, pittori e musicisti, e come questi ultimi fossero capaci di elaborare un piano espressivo che non utilizzasse o adattasse musiche per «abbellire» e «commentare» il film, ma svolgesse invece una funzione narrativa non «dipendente» da, ma «complementare» agli altri piani espressivi?

Avete mai notato che i film di Spielberg, proprio come quelli di Hitchcock, di Truffaut, di Lubitsch, di Murnau, sono sempre «film musicali» – anche nei casi in cui non sono classificati come “musical” -, e che sono anch’essi il frutto di una collaborazione strettissima, in fase progettuale, con un musicista dalle capacità di John Williams? E che dire di Chaplin, che scriveva lui stesso il racconto, i dialoghi, la musica, e le immagini di ogni suo film, proprio per evitare che qualcosa di estraneo e irrilevante venisse introdotto senza interagire adeguatamente con i piani narrativi ed espressivi da lui previsti e coreografati?

Ognuno degli autori che hanno creato capolavori «multi-espressivi», se non è diventato un «one man band», ha almeno dato vita a straordinarie collaborazioni tra autori proprio per non perdere il controllo progettuale e produttivo (in una parola “autoriale”) della sua opera; e quando non vi è riuscito ha considerato «fallimenti» i risultati ottenuti.

Se Orson Welles si è confrontato direttamente o indirettamente con William Shakespeare per creare i suoi capolavori, perché mai non dovreste farlo anche voi nell’ideare i vostri progetti narrativi?

Se ogni grande autore di commedie cinematografiche dovrebbe sentirsi, oggi, orgogliosamente figlio, nipote, o pronipote di Ernst Lubitsch, quest’ultimo poteva vantarsi di aver acquisito le sue straordinarie abilità narrative dallo studio dell’opera del padre della commedia sofisticata teatrale, Oscar Wilde. Quindi, perché mai voi non dovreste studiare l’opera di Wilde mentre studiate i capolavori lubitschiani? O, meglio ancora, perché non dovreste studiare insieme una straordinaria commedia di Wilde – come Lady Windermere’s Fan – mentre studiate il capolavoro di Lubitsch tratto da quella commedia? Nel nostro ambiente di Studio potrete farlo, e potrete godere degli insegnamenti di entrambi i «Maestri dell’arte della commedia».

Se Truffaut, come ogni altro autore di racconti artistici, esplicita come «fonti primarie» della sua opera «i grandi archetipi narrativi creati dai più grandi autori di fiabe», se Disney ha riraccontato proprio quelle fiabe e ha cercato addirittura nelle favole di animali di Esopo una «fonte di ispirazione» per i suoi primi capolavori di narrazione animata musicale; se la Pixar di Lasseter ha cercato nelle storie di giocattoli e di animali – da Esopo a Andersen a Disney – la sua prima fonte di ispirazione per i suoi cortometraggi (continuando le Silly Symphonies disneyane) e i suoi lungometraggi come la saga di Toy Story, perché anche voi non dovreste tornare a studiare in che modo Esopo, Fedro, La Fontaine, ma anche Perrault, i Grimm, Andersen siano riusciti a creare archetipi narrativi immortali? Se ancora oggi, in saghe universalmente amate come quella di Peter Pan o di Babar o di Alice, i più grandi narratori per l’infanzia trovano i materiali narrativi ed espressivi, le strategie, le soluzioni per narrarvi più o meno bene i loro «nuovi racconti», perché anche voi non dovreste tornare ad imparare dai maestri di quei maestri?

C’è più «maestria» in un racconto di James Barrie, o di Lewis Carroll, o di Jean De Brunhoff, che in tutti i racconti per l’infanzia nati dalla loro «imitazione», implicita o esplicita. La lezione di Walt Disney non mai è stata superata da nessuno, anche perché nessuno, fino ad oggi, è riuscito ad impararla del tutto. Dunque, anziché chiedervi perché mai dovreste imparare a narrare da un solo autore come lui, domandatevi piuttosto se mai riuscirete ad imparare «almeno» la sua incommensurabile lezione. Pixar, Disney, Aardman, e lo stesso Spielberg, non fanno che mettere a frutto – e solo parzialmente – la lezione insuperata di quel «maestro di maestri». Con un solo capolavoro Disneyano si può passare un anno accademico ad apprendere i meccanismi della sua perfetta ideazione. Pensare di poter esaurire la comprensione della complessità dell’opera di Disney è come chiedersi se si potrà mai fare una commedia o una tragedia meglio di Shakespeare.

Ma invece di continuare a domandarvi se può essere limitativo avere un solo maestro o studiare bene una sola opera, noi vi invitiamo ad «adottare» un Maestro e un suo capolavoro per imparare tutto quello che vi occorre per arrivare a farvi le stesse domande di quell’autore di fronte ai problemi narrativi che lui stesso ha dovuto affrontare, ma che ha anche saputo risolvere meglio di altri. Se riuscirete a imparare a narrare come uno solo dei Maestri che vi faremo conoscere in questo Ambiente della nostra Scuola, se riuscirete a comprendere le straordinarie «soluzioni narrative» racchiuse in uno solo dei suoi capolavori, allora scoprirete di aver imparato a controllare la maggior parte dei «principi narrativi universali» che tutti i grandi narratori utilizzano. E scoprirete anche di aver appreso cose che la maggior parte dei narratori contemporanei non immagina neppure di dover e poter imparare a controllare per creare un racconto che funzioni.

Se voleste imparare a giocare a scacchi da chi andreste? Da uno che in tempi relativamente brevi potreste riuscire a battere? O invece da uno «imbattibile», che, insegnandovi, continuerebbe sempre ad alzare l’asticella e a sfidarvi a «superare i vostri limiti» per farvi impadronire poco a poco delle sue «complesse strategie», frutto di una vita di «studio» e di «investigazione» delle partite dei più grandi giocatori, ma anche di studi di logica, studi di strategia narrativa, di scienza, e di arte?

Con cosa si fa il cinema? Il primo difetto di tanto “cinema contemporaneo” sta nel ritenere pregiudizialmente che si faccia solo con il cinema stesso. Ma prima che il cinema iniziasse la sua irreversibile discesa verso l’attuale stato di «trailer di videogiochi o fumetti», ogni grande Maestro sapeva che, per creare «capolavori cinematografici», non doveva nutrirsi «solo di cinema», ma anche e anzitutto dei «risultati più alti raggiunti da ogni forma di arte narrativa». Lo stesso è avvenuto per ogni altra forma di narrazione: nessun autore di teatro, ad esempio, ha mai pensato di poterlo fare bene senza studiare la letteratura, la pittura, la musica.

Nella nostra Scuola ci interessano particolarmente quegli autori che hanno saputo sfruttare a pieno tutto il meglio raggiunto – in secoli – dalle arti classiche, per riuscire a narrare storie complesse grazie a soluzioni complesse elaborate con ogni forma espressiva, e non di meno utilizzando le nuove tecnologie, dal cinema e dalla televisione fino all’attuale tecnologia digitale. I «Maestri virtuali »della nostra Scuola sono quegli autori che sono riusciti a far amare ai loro spettatori quella perfetta «sintesi coreografia delle arti» costituita dalla narrazione «multiplanare» e «multiespressiva». Sono gli autori che hanno saputo coniugare gli insegnamenti dei maestri più abili in ogni campo espressivo, e hanno anche saputo creare collaborazioni dirette o a distanza con altri autori loro contemporanei per la realizzazione di opere a più mani. In questo Ambiente di Studio vogliamo insegnarvi come hanno fatto a progettare opere tanto complesse.

Mentre alcuni coraggiosi editori e grandi interpreti musicali e teatrali si adoperano per sottrarre all’oblio i capolavori che rappresentano le vette artistiche più alte raggiunte nostra Civiltà e da mondi più lontani considerati erroneamente trascurabili, mentre ci mostrano come il dialogo tra le arti e gli artisti, al di là di ogni confine culturale e pregiudizio ideologico, è da sempre una condizione ineliminabile per la crescita culturale e per la produzione artistica, noi vogliamo fare la nostra parte spiegandovi e insegnandovi quali sono le qualità di queste opere straordinarie che, anche anche a distanza di secoli, riescono ancora ad affascinare i fortunati lettori/spettatori che hanno l’occasione di fruirle e di studiarle.

Un fondamentale aiuto e incoraggiamento ci viene da straordinari studiosi e interpreti come Jordi Savall e da altri musicisti e gruppi che, nel campo della musica antica e in quello del Teatro Musicale, ricercano e rimettono in circolazione capolavori di ogni tempo e luogo. Dobbiamo essere grati a registi coraggiosi come Jean-Pierre Ponnelle che hanno riportato in scena opere straordinarie ridando ad esse la forma più adeguata per apprezzarle, cioè quella pensata dal loro autore. E vogliamo onorare quegli Editori caparbi che ancora si ostinano a rieditare i classici della tradizione umanistica – a partire da quelli rivolti all’infanzia – in edizioni degne e rispettose.

Tutti questi artisti e studiosi, che consideriamo nostri alleati, con le loro operazioni costruiscono e ci aiutano a costruire un argine contro la massiccia offensiva dell’«iconoclasta cultura del Contemporaneo»; un’ideologia tanto fragile quanto perniciosa, che, per evitare confronti imbarazzanti, per evitare che i fruitori riscoprano il «bello», «dissacra» i classici, li «contamina», produce «finti omaggi» che celano «vergognosi oltraggi». Non pochi tra gli autori che si sono assuefatti all’«ideologia del Contemporaneo» si dichiarano paradossalmente eredi dei veri Maestri, e in tale veste contribuiscono ad allontanare le nuove generazioni dalla conoscenza dei capolavori della classicità proprio mentre dichiarano di volerle avvicinare ad essi rendendoli “più attuali”.

Attraverso la nostra Scuola imparerete a ragionare come i più grandi narratori di tutti i tempi. Avrete modo di identificare e riconoscere le loro «soluzioni autoriali» indagando, «scena per scena e da molteplici prospettive», i loro straordinari racconti; e dalle loro soluzioni potrete ricavare i «principi narrativi» utilizzati per crearle. In questo modo potrete anche confrontare le loro soluzioni con con quelle di altri autori, in base ai medesimi principi condivisi. Imparerete a esplicitare «ogni aspetto e livello» dei loro «progetti», e a sviluppare le «possibilità logiche» in essi racchiuse, per arrivare a scoprire i «modelli» archetipici da cui traggono ispirazione. Imparerete a prevedere «le mosse» dell’autore e a «scommettere» con lui sulle vostre stesse «aspettative» in base a quanto avrete via via «raccolto, correlato e ricavato» durante la fruizione del racconto stesso preso in esame. Imparerete a «riconoscere gli autori» non già per il loro «nome sopra il titolo», ma per i «modi» con cui essi compongono i loro capolavori; e comprenderete le «strategie» con cui ogni autore vi attrae nel suo labirinto narrativo sfidandovi a risolvere gli «enigmi» disseminati all’interno di esso. Imparerete ad annodare tutti i «fili» che collegano, attraverso un «fitto reticolo di domande e risposte», ogni «articolazione» di un racconto alle altre e ad altri racconti; riuscirete a riconoscere «la rete dei conflitti morali» intessuta attraverso i «personaggi», e le «soluzioni narrative ed espressive» per rappresentarli; diventerete capaci di «rileggere ogni scena di ogni racconto a più livelli e da più prospettive» adottando gli stessi «principi» logici utilizzati dall’autore per idearla. Così, quando proverete voi stessi a «riraccontare da diverse prospettive e tessendo nuovi intrecci» la medesima «materia narrativa», potrete chiedervi «come lo farebbe» uno dei grandi autori che avrete «adottato» come vostro «maestro»; e sarete sorpresi di averne appreso la «lezione metodologica».

Se pensate che un racconto sia sempre lo stesso indipendentemente da chi lo narri e da come lo narri, scoprirete, proprio in questo Ambiente della nostra Scuola, come un bravo narratore possa creare nuovi «intrecci di storie» proprio nel «ri-raccontare le stesse storie» già raccontate da altri, prima di lui, o da lui stesso. A questo proposito domandatevi come mai Romeo and Juliet sia divenuto un racconto immortale grazie a Shakespeare, e non a chi ha narrato quella leggenda prima di lui; o come mai la medesima “Storia di Otello” possa essere fruita e amata sia come un testo letterario-teatrale, sia come un’opera teatrale-musicale, sia ancora come un film, grazie alle «versioni» di Shakespeare, ma anche di Verdi e di Rossini, e di Welles. E la “storia di Don Giovanni”? Di quante «versioni», o meglio di quante «varianti» si è «arricchita ed espansa» nel tempo, grazie ai tanti artisti che hanno voluto «ri-raccontarla» creando nuovi piccoli e grandi capolavori «imparentati tra loro» come straordinarie «variazioni sul tema»?

In questo Ambiente della nostra Scuola imparerete «come» ogni nuovo racconto nasca dal saper «riraccontare variando» storie già raccontate, o meglio dal saper creare «variazioni narrative esplicite o implicite» (quando non siano immediatamente riconoscibili come tali) sviluppando «possibilità logiche non attuate dalle innumerevoli varianti tratte dai medesimi modelli archetipici»; quei «modelli» che a loro volta manipolano diversamente la stessa «materia narrativa ed espressiva» delle «leggende», delle «favole» e «fiabe» di ogni tempo e luogo, «drammatizzando proverbi e modi di dire» della «saggezza popolare» o «traducendosi» in essi attraverso una serie di passaggi logici.

Da tanti anni lavoriamo sull’opera dei più grandi autori di ogni campo della narrazione artistica. Abbiamo scelto loro e i loro racconti per farvi apprendere «le regole e le soluzioni» più raffinate della narrazione artistica con ogni forma espressiva. Anche voi ora potrete studiare l’arte della narrazione attraverso i capolavori dei nostri Maestri; noi vi aiuteremo a riconoscere e a imparare a controllare «i principi e le soluzioni» che essi hanno elaborato e di cui si sono serviti per creare la loro opera immortale.

Dallo studio sistematico dell’opera di ciascun autore imparerete infatti sia «i principi generali della narrazione condivisi da tutti i più grandi artisti», sia «come ogni autore è riuscito a elaborare, con essi, strategie ricorrenti e soluzioni straordinarie, narrative ed espressive», per creare «labirinti narrativi» in cui farvi muovere, insieme ai suoi personaggi, per comprenderne e disegnarne «la mappa».

Il nostro metodo «maieutico» vi insegnerà, progressivamente, a padroneggiare i meccanismi della narrazione artistica, anzitutto a «identificarli» attraverso l’«autopsia» di un capolavoro artistico, poi a «riconoscerli» in ogni sua parte e in altri capolavori, quindi a «scoprire e ricostruire la mappa delle correlazioni testuali interne ed esterne» al racconto creata dall’autore in base alle soluzioni da lui elaborate e riutilizzate. «Dal particolare» imparerete ad «estrarre il generale», e poi a usarlo per «ricercare in altri testi particolari quegli insegnamenti generali» che metteranno alla prova le vostre «capacità investigative ed esplorative».

Siamo orgogliosi di poter dare ai nostri Maestri il ruolo che meritano come «tutor virtuali» di una Scuola di «arte della narrazione», e siamo ansiosi vedervi crescere grazie ai loro insegnamenti.